E’ un fatto che le imprese agricole e agroindustriali che redigono il bilancio delle proprie attività economiche e finanziarie inizino a sentire il bisogno di aggiungere ai dati e commenti che descrivono i propri risultati anche informazioni non strettamente finanziarie che riguardino i rapporti con l’ambiente e le comunità che la stessa impresa mantiene.
Attraverso le proprie attività, infatti, è evidente che le organizzazioni economiche hanno un impatto sull’economia ma possono avere, anzi, con la sensibilità di questi ultimi anni diremmo che sicuramente hanno, un impatto anche sull’ambiente e sulle persone. Impatto che può essere inteso come apporto di un contributo positivo o negativo in una logica di sviluppo sostenibile.
Per sviluppo sostenibile intendo uno “sviluppo che soddisfi le esigenze del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie“.
L’obiettivo quindi della rendicontazione non finanziaria, diremmo di sostenibilità, è quello di far conoscere in modo trasparente, reale e misurabile, come un’organizzazione contribuisca e intenda contribuire allo sviluppo sostenibile divulgando pubblicamente i propri impatti positivi più significativi sull’ambiente e le persone, compresi gli impatti sui diritti umani, e, d’altra parte, come stia operando per ridurre o gestire quelli negativi.
L’obiettivo dei prossimi articoli su questo tema sarà quello di spiegare come avvicinarsi, in ambito volontario, alla comunicazione non finanziaria e spiegare come divulgare ciò che l’impresa fa per lo sviluppo sostenibile si traduca, quando ben gestito, anche nel miglioramento della performance economica.