Continuo il racconto della lotta biologica alla Mosca dell’Olivo.
Messe in campo alla fine di Marzo le trappole cromotropiche, al momento della seconda generazione, di norma in Giugno, è opportuno pensare alla cattura del più alto numero possibile di adulti. In questo periodo la mosca si riproduce ancora grazie alle olive non raccolte dell’anno precedente, perché quelle dell’annata in corso sono piccole come grani di pepe e quindi la mosca non è in grado di sfruttarle a fini riproduttivi.
Come detto togliere di mezzo gli adulti della Mosca dell’Olivo, vuol dire avere meno deposizioni più avanti e una terza generazione meno consistente. Quindi bisogna rinnovare le trappole cromotropiche esaurite e piazzare nell’oliveto anche le cosiddette trappole proteiche perché attirano la mosca con un’esca composta da materiale proteico. Solitamente lupini o favino spezzato ma c’è anche chi usa una mezza sardina. Per ogni trappola si riciclano 2 bottiglie d’acqua di plastica da un litro e mezzo, una si fora in alto e con l’altra si fa un piccolo imbuto che si incastra nella prima. Mettete sul fondo un pugno di lupini spezzati e un bicchiere d’acqua. Se usate la sardina anche un po’ di ammoniaca, la stessa che si usa in casa per le pulizie non profumata.
Il concetto è quello della nassa per pescare: la mosca, attratta dall’esca, una volta entrata non troverà più l’uscita e morirà nella trappola. Non serve veleno. C’è chi ne mette una ogni quattro piante, circa 50 per ettaro nei vecchi oliveti. Credo ne possano bastare anche 30 per ettaro. Catturerete anche questa volta le mosche comuni oltre a quelle dell’olivo, qualche altro insetto ma mai api. In casi sporadici ho catturato la Vespa cabro, il cosiddetto “cignalone” o calabrone, non il bombo quello tutto nero e innocuo ma proprio quel calabrone giallo e nero che assomiglia ad una grossa vespa.